Presidente, qual è il suo pensiero principale, alla vigilia dell’esordio in campionato?
"Quello che dopo l’insoddisfacente stagione trascorsa, parliamo tranquillamente di insuccesso, la svolta è stata tanto netta quanto positiva. A livello societario ci siamo dati una struttura non dico professionistica, ma professionale. Per un’organizzazione complessiva che mi sembra abbia proposto delle eccellenze in ogni settore. E lo abbiamo fatto confermandoci società virtuosa, dal punto di vista dei conti. Nesuna spesa forzata, me nemmeno nessun risparmio a tutti i costi. Il giudizio sulla prima squadra è noto e condiviso, ci definiscono formazione superiore, di prima fascia; ma mi piace sottolineare l’impegno nel settore giovanile. Ogni club ha scarse prospettive di crescita e consolidamento se non provvede a curare la sua base. E noi siamo sicuri che l’investimento, anche se a lungo termine, ci porterà dei benefici".
La risposta della città è però apparsa tiepida, ancora prima del via alla campagna abbonamenti.
"Rieti è una città particolare, appare distaccata e in realtà tutti sanno di basket o ne vogliono parlare. Certo, ci aspettavamo risposte più significative, però ripeto: la piazza non è fredda, semmai un po’ snob. In alcuni casi spocchiosetta, ma solo in superficie, è un atteggiamento di facciata. Con un difetto principale, essere sempre un po’ troppo rivolta al passato, nel bene e nel male. Con la stampa locale che un po’, senza troppe polemiche, l’asseconda".
Nel senso che?
"Nel senso che la disponibilità a criticare è nel DNA reatino e i giornalisti la interpretano bene. Ad esempio, preferendo cavalcare qualche tema forte, non tecnico, che poi importante non è o che comunque è già stato spiegato rapidamente e in maniera completa. Sì, mi riferisco soprattutto alla vicenda Cappanni. Mi sembra anche che piuttosto che sulle qualità e sulle ambizioni della squadra si preferisca puntare su altre questioni non tecniche e che da parte loro ci sia stato un po’ di distacco fisico, pochi contatti diretti, con i giocatori. Il risultato è un clima complessivo nel quale gli evidenti meriti, una squadra forte e una società di categoria superiore, passano in secondo piano. Purtroppo il messaggio è negativo per i tifosi. Particolari, l’ho già detto, e un po’ volubili. Io sono tifoso della Roma, che viene sostenuta sempre e comunque, qualsiasi cosa succeda. Anche criticata, certo, ma principalmente per quello che fa, come società e come squadra, e non per quello che si dice e senza tirare sempre in ballo un passato che magari non torna più o che comunque non sarà mai uguale all’oggi. E per quello che ci riguarda il presente è di un club che merita attenzione, considerazione, stima e affetto. Per quello che è, non per quello che è stato in un recente o in un lontano passato. Ma adesso pensiamo alla prima partita. Trasferta non facile a Scauri, lo sappiamo, ma meglio partire subito a contatto con una realtà vera".