“Il raddoppio della Salaria ve lo potete scordare. Non ci sono le risorse!”. Questo è quanto ha dichiarato l’assessore regionale alle infrastrutture e lavori pubblici Luca Malcotti, non più tardi di qualche settimana fa.
Dichiarazioni sconcertanti, che invece di indignare hanno avuto il plauso di alcuni politici locali, forse folgorati sulla via di Damasco da qualche profetica rivelazione. Per noi comuni mortali, invece, queste parole sono l’ennesimo schiaffo dato da una Regione matrigna che ci relega all’ultimo gradino del Lazio.
Poiché è evidente che nel nostro territorio non si investe più da molto tempo. Troppe le scuse intorno a questa mancanza. Le più ricorrenti, tanto per rinfrescarci la memoria, ruotano intorno alla carenza di risorse. Mentre la colpa è sempre dei tagli.
Un discorso antico che torna di frequente alla nostra attenzione, soprattutto quando si parla di Regione Lazio. Inutile dire che le risorse finanziarie disponibili, presentano numerosi elementi di criticità a causa degli sprechi della cattiva amministrazione e del costo eccessivo della spesa sanitaria.
Tutto questo riduce significativamente gli spazi d’intervento per le politiche a favore del sociale e di investimenti per lo sviluppo (la Salaria ne è un esempio emblematico), anche quando quest’ultimi sono stati preventivati, seppur in parte.
La Cisl ritiene possibile intervenire sul risanamento senza incidere negativamente sullo sviluppo, a condizione che si facciano scelte coraggiose agendo da subito sulle eccessive spese e i costi della politica (altro che elicottero!).
Le attuali Società e Consorzi partecipati della Regione Lazio, per esempio, comportano un impegno finanziario per oltre 500 milionianno, con una spesa per i circa 80 amministratoriconsiglieri di 2,5 milionianno.
Ma non c’è solo questo. Se si pensa agli sprechi della politica, alle economie possibili, alle razionalizzazioni organizzative ipotizzabili, vengono in mente anche altre cose.
Nel 2010 il funzionamento del Consiglio regionale è costato 131,406 milioni di euro, circa il 14% in più nel 2009.
Andando a vedere il dettaglio di questa spesa colpiscono gli aumenti delle voci per personale addetto al Consiglio regionale (interinali, contrattisti, ecc.), cresciute addirittura del 183% e di quella per consulenze, convegni e studi, cresciute invece del 36%.
I consiglieri della Regione Lazio, che sono 70, hanno compensi quasi doppi di quelli percepiti dai consiglieri della regione Lombardia (oltre 9.000 euromese rispetto ai 4.500 circa) e hanno, tutti, qualche carica nel Consiglio, visto che gli incarichi disponibili sono 74.
Ad essi il vitalizio spetta dopo il 55° anno di età, con possibilità di erogazione dal 50° anno di età, ridotto del 5 % e di cumolo con quello di parlamentare (ci sono 22 casi). Il vitalizio nel Lazio, inoltre, varia col variare dell’indennità, cioè aumenta anche se non si è più in carica e ne possono godere il coniuge, i figli ed il convivente, anche se non sposato.
Nel Consiglio regionale del Lazio, composto, è bene ricordarlo, da 70 consiglieri, esistono oggi, ben 17 gruppi consiliari, di cui 8 (circa la metà) composti da un solo consigliere con diritto ad ulteriore indennità (circa 900 euromese), macchina di servizio e personale di supporto (assunzione di 5 collaboratori).
Nel Consiglio regionale del Lazio poi, sono state istituite 20 commissioni (il doppio della Regione Lombardia), 18 composte da un presidente e due vice presidenti e le rimanenti due da un presidente e un vice presidente. La nomina a presidente e vice presidente da diritto ad ulteriore indennità (presidente circa 900 euromese e vice presidente di circa 600 euromese) oltre che all’utilizzo della macchina di servizio. La legge regionale n°5 del 2011, che ha istituito ulteriore 4 commissioni in aggiunta alle 16 già esistenti, disponeva che entro il 1 Febbraio 2011 il presidente del consiglio regionale doveva presentare una proposta per disciplinare la composizione dei gruppi consiliari al fine di ridurre i costi dell’attività del consiglio. Ad oggi, non c’è ancora traccia della proposta.
Credo che sia davvero arrivato il momento di chiedere con forza la riduzione di almeno il 50% dell’indennità degli emolumenti dei consiglieri regionali( almeno pari a quelli della Regione Lombardia). L’abolizione totale del vitalizio per tutti i consiglieri (come è avvenuto in Emilia Romagna). L’abolizione del doppio vitalizio (consigliere regionale più mandato da deputato o senatore) e del rimborso spese. L’abolizione dei gruppi consiliari composti da un solo consigliere. La limitazione dell’uso della macchina di servizio ai soli organi della presidenza. La riduzione dei costi per il mantenimento della sede del consiglio regionale.
Saranno forse poche cose, forse non si riusciranno a trovare tutte le risorse necessarie per la realizzazione della Salaria, ma resta inteso che l’attuale situazione economico-finanziaria non consente ulteriori sprechi da parte della politica.
In una Regione in cui il cittadino (pensionato e lavoratore dipendente) è chiamato a pagare la quota di addizionale Irpef più alta d’Italia (1,7) e le imprese sopportano una maggiorazione delle aliquote Irap di oltre un punto rispetto alla media nazionale, le forze politiche (maggioranza e opposizione) dovrebbero dare un segnale di responsabilità e di attenzione verso le fasce più deboli della popolazione, che negli ultimi due anni hanno visto accrescere ulteriormente le proprie difficoltà”.