Era nato nel cuore di Rieti, a via Sant’Anna, nel gennaio 1928 e conobbe il pugilato grazie agli insegnamenti del maestro Umberto Santini che, nella palestra di San Liberatore, lo allenò già da adolescente. Esordì tra i professionisti nel gennaio 1951 e fino all’aprile 1952 si distinse nella categoria dei pesi leggeri tra i migliori pugili italiani: poi la partenza per gli USA e il battesimo sul ring del Madison Square Garden di New York dove, nel dicembre 1952, demolì in tre riprese il colored Jimmy Wilde. Quella sera nacque l’epopea del Bombardiere Calvo come Rosi verrà chiamato e ricordato negli annali pugilistici mondiali.
Combatté sui più importanti ring statunitensi annientando famosi pugili come Johnny Busso, Bobby Scanlon, Johnny Gonsalves, Frankie Ryff e il futuro campione del mondo dei superpiuma Flash Elorde. La sconfitta per ferita contro il mitico cubano Orlando Zulueta fu il primo campanello d’allarme per quel reatino, giunto in America deciso a sfidare la boxe d’oltre Oceano e che si presentava sul quadrato con la scritta RIETI ITALY sull’accappatoio.
Rosi raggiunse, così, il traguardo della sfida al campione del mondo in carica dei pesi leggeri, lo statunitense della Louisiana, Joe Brown. La sera del 3 giugno 1959 affrontava tutta una nazione, schierata con Brown. A Rieti, tra piazza del Comune e Porta d’Arce (dove Rosi aveva abitato per dodici anni), in quell’alba del 4 giugno tutta la città era incollata alla radio per seguire il match. Purtroppo, una maledetta ferita impedì a Paolo Rosi di strappare a Brown la corona mondiale dei leggeri: alla nona ripresa si dovette fermare, pur essendo in vantaggio di tre punti sul cartellino del giudice-arbitro (un altro vedeva Brown avanti di due punti, mentre per quello americano c’era perfetta parità). Fu una pesante battuta d’arresto, nonostante altre cinque vittorie e qualche sconfitta ai punti con avversari come Eddie Perkins, Carlos Ortiz, Jackie Donnelly. Una carriera che si concluderà il 16 giugno 1962 con l’unico vero ko subìto da Rosi contro un giovanissimo Carlos Hernandez (poi campione del mondo dei superleggeri).
Il suo ruolino finale parlava di 49 incontri disputati con 37 vittorie (di cui 15 per k.o.), 10 sconfitte (5 ai punti, 4 per ferita, 1 per ko) e 2 pareggi.
Il prestigioso ranking di BOXE.REC che racchiude i 920 migliori pesi leggeri del XX secolo lo collocherà al 159° posto assoluto e terzo degli italiani di tutti i tempi, dietro Cleto Locatelli e Giordano Campari.
Sposatosi con la signora Barbara da cui ebbe tre figli, Paolo Rosi tornò a Rieti per l’ultima volta nel 1997 per partecipare alla Processione di Sant’Antonio da cui mancava da ben quarantacinque anni.
Per onorarne la memoria, SABATO 3 FEBBRAIO, grazie all’iniziativa degli Enti preposti, del Liceo Classico cittadino e di un gruppo di sportivi e giornalisti reatini, a Paolo Rosi verrà intitolata la gloriosa Palestra di via San Liberatore.
di Fabrizio Tomassoni