CGIL: SITUAZIONE SOCIO-SANITARIA IN PROVINCIA RIETI

CGIL Rieti

Nel corso del 2010, in considerazione degli effetti negativi della crisi economica nella nostra Provincia,  la CGIL,  ed in particolare il Sindacato dei Pensionati e del Pubblico Impiego, inviarono una lettera ai Sindaci dei 73 Comuni che compongono la Provincia di Rieti, per chiedere un incontro che permettesse di aprire un confronto con le Amministrazioni.

Infatti la crisi, con le conseguenti difficoltà economiche, produttive e sociali colpisce sia i lavoratori che i pensionati, sia  i giovani che le famiglie, in attesa che su queste tematiche arrivino risposte  positive da parte delle istituzioni e delle amministrazioni locali.

Ciò comporta una maggiore richiesta di servizi sociali a sostegno dei  cittadini, mentre i Comuni registrano una netta diminuzione delle attribuzioni finanziarie. Con rammarico abbiamo registrato scarso interesse alla nostra proposta, anche se, nel frattempo, Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio, ha aumentato l’aliquota dell’IRPEF Regionale passandola dall’1,4% all’1,7%.

Si potrebbe ipotizzare che, pagando di più,  i cittadini debbano attendersi un servizio migliore, tenendo anche conto che non sono loro i colpevoli di ruberie, incapacità  ed inefficienze. Invece sono arrivati tagli ai posti letto, ai servizi sanitari e  chiusura dei piccoli ospedali. La spesa sociale che era nel 2008 di 2 miliardi e 527 milioni è stata ridotta, per  l’anno in corso, a soli 545 milioni di euro.

Così nella nostra Provincia, ci ritroviamo con lunghe liste di attesa ed un solo Ospedale, situato nel capoluogo, Rieti, con tutte le difficoltà e i disagi che ciò comporta per gli anziani, non solo in termini di servizi ma anche  in termini di mobilità e l’Ospedale di Magliano, chiuso malgrado ogni tipo di protesta, manca ancora di essere organizzato come presidio.

Il  Sindacato Pensionato Italiani, donne e uomini anziani, non sono rimasti con le mani in mano, ma hanno attivato una campagna di comunicazione “Non facciamo sconti” e “Fuori la grinta” per continuare ad informare l’opinione pubblica sulla condizione di vita degli anziani e delle anziane che, nel frattempo, con la grinta di “spiriti resistenti, liberi e ribelli“ hanno partecipato a tutte le manifestazioni poste in essere dalla CGIL al fianco dei giovani e dei lavoratori,  per la rivalutazione delle pensioni, per il lavoro, per la scuola, e per la salute. Grandissima è stata la manifestazione del 2 aprile a Roma contro il Governo della Regione Lazio, che si preparava ad uno sconcertante nuova proposta di legge.

Sul nostro periodico trimestrale SPIcciolo, davamo conto ai nostri lettori che l’Assessorato ai Servizi Sociali e alla Famiglia della Regione Lazio aveva consegnato alle Organizzazione Sindacali la bozza di una proposta di legge  regionale “sul sistema integrato  degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali  per la persona e per la famiglia nel Lazio”. Una seconda proposta sullo stesso argomento è stata presentata dall’opposizione.

Larga parte delle funzioni gestite dal sistema pubblico passerebbero all’erogazione del privato e delle famiglie, proponendo un sistema organizzativo denominato Organismo per le Azioni Sociali Integrate (OASI) che prevede l’eliminazione dei Distretti Sanitari  e l’accentramento delle funzioni sulle singole ASL, allontanando sempre più il punto di decisione dai cittadini.

Nella bozza di legge che si pretenderebbe di far passare non c’è alcun accenno alle professioni sociali previste per la realizzazione del sistema, non c’è un solo studio, una ricerca, un documento tecnico-scientifico che supporti questa scelta strategica. La legge inoltre contraddice se stessa in quanto assume principi e finalità che, nei fatti, non sarà in grado di conseguire e/o garantire.

Il Sindacato dei Pensionati CGIL darà battaglia con un forte lavoro di informazione e di mobilitazione dei cittadini tutti , perché il valore del servizio pubblico contenuto nella legge 328 e nella  vecchia legge 38/96 non può essere disperso.

Difficilmente la nostra Provincia potrà mantenere il suo primato di longevità, perché la situazione socio sanitaria è già troppo a rischio per gli anziani, specialmente per gli anziani soli e le persone più fragili.

Il risultato già ottenuto è quello della diminuzione  della qualità della vita, ed il governo regionale che dice di avere a cuore la salute dei cittadini, se ne dovrebbe preoccupare invece di pensare a sprecare risorse da impiegare per lo smantellamento dello stato socio sanitario di una regione, ed anche su questo punto la legge Forte non ci convince per niente. E dopo gli Ospedali che fine vorrebbero far fare ai Comuni, una volta esautorati dalle loro prerogative di rapporto con i cittadini?

Ricordiamo l’Articolo 3, comma 2 della Costituzione Italiana ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale”.

Ricordiamo anche che cosa dice, tra l’altro, la legge dello Stato 328 “Tutti i cittadini hanno il diritto di usufruire degli interventi. Il sistema dà priorità ai poveri, agli anziani non autosufficienti, disabili, emarginati e disoccupati, detenuti, minori in condizioni di disagio”. Il Comune è l’ente più vicino ai bisogni della gente.