Ai giorni nostri la festa della donna è molto attesa, le associazioni di donne organizzano manifestazioni e convegni sull’argomento, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione della donna.
Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di festeggiare questa data, è andato in massima parte perduto il vero significato della festa della donna.
Mi preme sottolineare che nel suo significato originario, “8 marzo” è una celebrazione concettualmente lontana da un giorno di eccessi trasgressivi che altro non fanno che confermare una regola limitativa imposta, non è cioè, un carnevale in deroga alla quaresima imperante, non è l’ora d’aria in un regime di costrizione.
Nel corso degli anni si è svuotato del contenuto autentico di ricerca di pari opportunità tra i due generi, per assumere le caratteristiche di un’operazione commerciale, insomma, una virata viziata dal consumismo che vuole ogni cittadino suddito, o preda, del merchandising. E così le nuove generazioni sono avviate a considerare che basti l’omaggio di un gadget per attestare il riconoscimento del valore femminile, tanto che poi, dal 9 marzo, si possa ricominciare con strozzature sessiste e visioni in divergenza. Trovo inoltre che sia altrettanto strumentale indurre le donne a pensare che basti introiettare modelli comportamentali maschilisti per recuperare il divario tra i generi.
In questa giornata mi piace ricordare donne che hanno avuto il coraggio di vivere in modo diverso italiane o straniere che hanno lottato per la loro emancipazione prima di tutto sociale, culturale, familiare…
Una di queste donne è Sibilla Aleramo …. La sua storia, quella delle sue quattro vite, come lei stessa le chiama, deriva dalla ribellione ad un archetipo di certe cattività a cui da sempre si cerca di legare le donne. Conoscerne il percorso biografico aiuta a considerare le sue trasgressioni ai canoni d’epoca, i suoi moti passionali ed esistenziali che tanto fecondi sono stati nel determinarne sia l’opera letteraria che la visione ante litteram di una donna a venire, la cui emancipazione scaturisce finalmente dall’excursus che va dalla sessualità consapevole (quella non più mutilata dal controllo maschilista della maternità e dell’orgasmo), alla resa espressiva della creatività, in un percorso susseguente di prese di coscienza e di libere scelte. Ma se sdoganare pulsioni e stimoli, non condizionarli, ha l’indubbio vantaggio di rendere le donne libere, di contro si produce l’effetto della impopolarità, in un mondo che, ora come allora, preferisce la donna asservita e remissiva. Una donna che manca del senso di arrendevolezza viene considerata come fonte di avversità, da tenere a bada.
Quella che racconta, con animosità e disperazione espressa, spingendo sull’emotività del linguaggio, è la disaffezione generale e generalizzata verso un tipo di donna pensante e auto-determinante, quella che alza la testa e decide di scegliere, di tenere gli occhi a pari altezza di quelli maschili.
Ma vive anche la sua condizione di madre in modo alternativo, come lei scrive: la buona madre non deve essere come la mia, una semplice creatura di sacrificio: deve essere una donna, una persona umana.
E della sua fallibile, fragile consistenza umana, ha totalmente consegnato alla scrittura. Sibilla più che sperato ha osato, ha sperimentato la vita in accelerate indisciplinate ma non sregolate, replicando nei versi direttamente dalla vita la ricerca. E Sibilla, consegnando all’eternità dei versi la sua vita, il suo Eros, è quindi qui vincente, vivente, immortale.
E’ con i suoi versi che pertanto mi permetto di inviare a tutte le donne non solo l’augurio per questa giornata ma anche per tutto il resto dell’anno quando donano la loro vita per la società in cui viviamo.
Auguri a tutte voi!