Filippo Palieri Medaglia d’oro al merito civile concessa dal Capo dello Stato con la seguente motivazione : “ Capo di Gabinetto della Questura di Rieti, evidenziando eccezionale slancio altruistico e sprezzo del pericolo, riusciva a tenere nascosti agli occupanti tedeschi i nominativi degli artigiani reatini, evitando in tal modo la loro deportazione in campi di lavoro. Dopo aver informato personalmente i propri concittadini del pericolo, veniva scoperto dai nazisti e, arrestato, deportato nel Lager di Wietzendorf dove periva a causa degli stenti e delle torture patite. Fulgido esempio di straordinarie virtù civiche e generoso altruismo spinti sino all’estremo sacrificio.
Dott. Filippo Palieri – Capo di Gabinetto della Questura di Rieti – fu deportato insieme ad altri sette esponenti civili e militari in Germania il 4 ottobre 1943 ove morì il 13 aprile 1945 nel campo di concentramento di Wietgendorf il giorno stesso della liberazione dei prigionieri da parte delle truppe alleate.
… il sottufficiale germanico tenendo un foglio in mano fece l’appello dei presenti indicando a sette di essi e precisamente al colonello Ferroni, al ten. col. Petrini, al maggiore La Calamita, al capitano Sirolli, al capitano Navegna, al maggiore Salvati e al dott.Poti di farsi da parte in attesa che arrivasse il dott.Palieri.
Giunto il dott.Palieri il gruppo dei fermati fu caricato su un camion militare …. (destinazione germania) Ebbe così inizio, senza che gli arrestati avessero potuto comunicare con i congiunti e senza che avessero avuto modo di fornirsi di qualche indumento, il calvario di questi otto italiani verosimilmente rei, ( non si è mai saputo l’addebito ufficiale ) di non essersi inginocchiati al volere dei tedeschi.
Da Berlino, ove sostò nove lunghissimi giorni, il gruppo dei reatini fu inoltrato verso la Polonia dove, a metà di novembre gli ufficiali superiori ( Colonn. Ferroni e Ten. Col. Petrini ) vennero separati da gli altri con destinazione Cestokova. I sei rimasti raggiunsero invece Beniaminovo.
Si possono immaginare le privazioni, le sofferenze, le mortificazioni: ogni tanto si presentava qualche persona che, parlando italiano, invitava i deportati a collaborare con i tedeschi e sperare, così, di ottenere in premio la liberazione e forse il ritorno alle proprie case.
I nostri concittadini resistettero alle lusinghe e più di tutti resistette il Palieri che – sebbene sofferente ed esaurito fisicamente – nell’aggravarsi del male che lo minava diede prove di autentico stoicismo, rifiutanto sempre le proposte di collaborazione con i tedeschi anche quando erano gli stessi suoi compagni ad incitarlo di compiere un gesto di sottomissione peraltro giustificato nel suo caso disperato.
Circa ventiquattro durissimi mesi durò l’internamento e quando i tedeschi incominciarono ad indietreggiare sul fronte russo, la resistenza fisica di tutti i prigionieri e di tutti gli internati era veramente agli sgoccioli. Eppure bisognava di tanto in tanto sobbarcarsi a spostamenti da una località all’altra, sulla neve, ora a piedi, ora sui treni merci con l’indefinibile miraggio di poter tornare vivi alle proprie famiglie.
Chi rimaneva indietro, chi non camminava, veniva finito con un colpo di rivoltella alla tempia. Così il dott. Palieri e gli altri compagni di sventura si trascinarono nuovamente dentro la Germania ove a Wietzndorf li raggiunse la liberazione, ventiquattro ore dopo che il dott. Palieri era spirato, letteralmente consunto dal male che nessuno aveva potuto curargli.
Si chiudeva così anche questo capitolo di sofferenze di nostri concittadini per i quali mai potrà essere pagato il debito di riconoscenza e di stima.
“Sabina Anno Zero” di Pietro Pileri
Questura di Rieti: Filippo Palieri “un eroe cristiano nell’inferno di Wietzendorf”
Filippo Palieri fu un uomo che sacrificò la vita per non perdere l’onore. Consapevole che il rifiuto di piegarsi all’imperio degli aguzzini lo avrebbe condotto a morte ha continuato a difendere fino all’ultimo giorno, con tenacia irriducibile, la propria dignità.
Filippo Palieri assolse il duplice compito di tutore della legge e testimone di Cristo con quella rigorosa coerenza che,dovendo scegliere fra la propria vita e quella di tanti concittadini innocenti, lo condusse al sacrificio supremo. Ma ha lasciato agli eredi un patrimonio inestinguibile.
Le nuove generazioni ignorano che la follia nazionalista fece perire 55 milioni di innocenti nel conflitto ’39 – 45. I feriti furono 35 milioni e 3 milioni i dispersi. A chi è nato nella confortevole società d’oggi resta difficile raffigurarsi gli orrori della seconda guerra mondiale. Così, nella diffusa ignoranza della storia, e più agevole negare l’autenticità delle nefandezze naziste e cedere alla tentazione di nuove avventure autoritarie.
Dai lager alle foibe l’odio perpetua la beluinità umana nella spirale sangue-vendetta-sangue. L’incapacità di coniugare virtualmente giustizia e perdono assegna alla Carità il compito di spezzare il circuito perverso del male.
“Oltre il Lager” di Rodolfo Palieri (figlio di Filippo)
A Filippo Palieri è stata concessa dal Capo dello Stato la medaglia d’oro al merito civile, il 10 marzo 2004, con questa motivazione: “Capo di Gabinetto della Questura di Rieti, evidenziando eccezionale slancio altruistico e sprezzo del pericolo, riusciva a tenere nascosti agli occupanti tedeschi i nominativi degli artigiani reatini, evitando in tal modo la loro deportazione in campi di lavoro. Dopo aver informato personalmente i propri concittadini del pericolo, veniva scoperto dai nazisti e, arrestato, deportato nel lager di Wietzendorf dove periva a causa degli stenti e delle torture patite. Fulgido esempio di straordinarie virtù civiche e generoso altruismo spinti fino all’estremo sacrificio. Il 13 aprile del 1945 – Wietzendorf (Germania)”.