Sono trascorsi 12 anni dalla scomparsa di Alberto Bianchetti in quel 5 agosto 2006 che ormai sembra davvero lontano. Se ne andò a 66 anni facendo quello che più gli piaceva, volare.
Era a bordo del suo aliante sopra al Parco Nazionale d’Abruzzo quando a causa di un doppio vuoto d’aria precipitò a Pescasseroli (L’Aquila) perdendo la vita in quello che poteva apparire un pomeriggio qualunque, ma che invece segnò per sempre la sua famiglia e tutti gli amici che da una vita lo accompagnavano in mille attività.
Agli alianti e al volo a vela si avvicinò negli anni ’70, in concomitanza con l’entrata nel CAI. L’alpinismo era un’altra sua grande passione. Fin da ragazzo era un amante dello sport. Iniziò ai tempi dell’università a partecipare a gare di moto e automobili, per poi entrare con la seconda disciplina nel mondo professionistico. Diverse le Coppe Carotti alle quali partecipò con la sua Lancia Appia Zagato. I più anziani ancora oggi ricordano le “battaglie automobilistiche” con Otello Rinaldi.
La passione per le automobili l’ha sempre portata con sè, anche se smise di correre, proseguendo fino all’ultimo le altre sue due grandi passioni: l’alpinismo diventando anche vicepresidente e successivamente presidente del CAI Rieti e il volo a vela. La montagna la conobbe da piccino quando entrò a far parte dei boy scout e da allora non ne scese mai.
Tantissime le spedizioni alpine alle quali partecipò con il fedele amico e cugino Arnaldo Millesimi, la prima nel 1983 in Bolivia, l’ultima nel 2006. Si conta che Alberto Bianchetti abbia partecipato a più di 20 spedizioni, anche al Polo Nord Magnetico e al Polo Nord Geografico.
Tre delle più importanti spedizioni alle quali Alberto fece parte sono senza dubbio quella del 1989 al Mc Kinley in Alaska (la vetta più alta dell’America Settentrionale 6.190 metri s.l.m.) una delle “Seven Summits” del Pianeta, quella sul monte Aconcagua di 6.962 metri s.l.m., la più alta montagna della Cordigliera, di tutto il continente americano e di tutto l’emisfero meridionale, anche lei una delle “Seven Summits” del Pianeta, ossia una delle montagne più alte dei 7 continenti e quella sul “Picco Ibn Sina” comunemente chiamato “Picco Lenin”, una delle più alte vette del Pamir russo in Asia Centrale. Il Picco Lenin si trova tra il Kirghizistan e il Tagikistan ed è alto 7.134 metri s.l.m.
Fu Alberto Bianchetti insieme a Lamberto Brucchietti e Marco Catini a dar vita nel ’74 al G.A.R (Gruppo Alpini Reatini) sorto dopo l’uscita dal CAI Rieti di alcuni componenti, tra i quali lo stesso Bianchetti, per divergenze interne. Successivamente nel ’78/’79 chi era uscito dal Cai vi rientra e Bianchetti lo fa assumendo la carica di presidente, per poi organizzare la prima spedizione fuori dalle mura italiane raggiungendo la Bolivia e conquistando la loro prima vetta di 6.000 metri s.l.m.
Il 5 giugno del 1977 Alberto aprì una nuova via, insieme all’amico di cordata Mario Sciarra, sulla parete Nord del monte Terminillo per poi ripetersi negli anni ’80 quando aprì quella nella Parete Nord del monte Camicia nei pressi del Gran Sasso, questa volta insieme all’amico Rocco Venditti.
Brucchietti, Catini e Bianchetti sono da annoverare come i precursori dell’arrampicata in roccia, fino ad allora non praticata tra gli alpinisti reatini.
L’impegno di Alberto per la città di Rieti lo si ricorda anche per aver portato nel 1984 nel capoluogo sabino, durante la sua presidenza Cai, il grande alpinista trentino Reinhold Messner che ospitò in casa, così come ospitò un altro grande alpinista italiano, Walter Boonatti, anche lui portato alla fine degli anni ’80 a Rieti. Bonatti, durante la sua permanenza in casa di Alberto, tenne anche una video conferenza. Infine, altro illustre alpinista fatto giungere a Rieti da Alberto Bianchetti, è Renato Casarotto (deceduto sul K2).
Nel 2002 Bianchetti è stato capo spedizione del CAI L’Aquila nel tentativo di scalare il Sesto Ottanile Himalaya Cho Oyu ad oltre 8.201 metri s.l.m. Solamente uno degli alpinisti aquilani riuscì ad arrivare in vetta. A questa spedizione fu presente anche il figlio Paolo.
A tutte queste attività affiancò anche l’impegno nel Soccorso Alpino e quello da istruttore di volo a vela e proprio con gli alianti in tanti lo vedevano volteggiare in cielo su Rieti. Bianchetti partecipò anche a diverse Coppe del Velino.
Uomo pragmatico riusciva sempre a risolvere gli eventuali problemi che potevano sorgere a pochi minuti dall’inizio di una gara o di una spedizione, senza perdersi mai d’animo. Coraggioso, pieno di vitalità, gran sportivo, Alberto ha lasciato nel cuore e nella mente di chi lo conosceva un bellissimo ricordo che siamo sicuri non svanirà mai.
Così come non svanirà mai l’amore dei figli per lui, Paolo oggi sindacalista della Cisl che da ragazzo partecipò anche ad alcune spedizioni con il papà e Stefano, oggi pilota di elicotteri del Corpo Forestale dello Stato e istruttore di volo a vela, da più piccolino campione juniores nel salto con l’asta. Menzione speciale per la moglie, Anna Teresa Millesimi, sempre al suo fianco nella vita.
La vita di Alberto è stata costellata di molteplici attività, tra queste: l’atletica praticata come velocista negli anni ’50 e ’60, la carriera da calciatore nella FC Rieti, la docenza in Scienze Naturali, il conseguimento nel 1964 del brevetto da pilota di alianti con conseguente inizio dell’insegnamento come istruttore di volo e dopo ancora come direttore della scuola di volo a vela. Infine la scrittura e pubblicazione del libro “Montagne di ricordi” dove sono riportate tutte le sue avventure alpinistiche e il ricevimento della medaglia d’oro al Valore Sportivo consegnatagli dal presidente del CONI nazionale Gianni Petrucci.
Il nostro ricordo di Alberto Bianchetti termina con la sua partecipazione ai “Veterani dello Sport” costituito da Carlo Millesimi, detto Carletto, maratoneta di lungo corso e partecipante a diverse maratone di Roma e alla Maratona di New York oltre che ai Campionati del Mondo senior di Goteborg.
Ad Alberto Bianchetti è stato intitolato l’Aero Club di Rieti, oggi Aero Club Bianchetti.
Il CAI di Rieti deve molto ad Alberto e alla sua opera di divulgazione della disciplina alpinistica.