Ogni anno, nel Giorno della Memoria e in quello della Festa della Liberazione, il Comune di Castelnuovo di Farfa, la Cgil e la Cgil SPI di Rieti e Roma EVA onorano il Campo di Farfa, dove un cippo, collocato il 25 aprile 2013, invita a non dimenticare i deportati ebrei e politici che vi furono internati da giugno a settembre del 1943.
Anche quest’anno, nel rispetto della normativa anticovid, giovedì 27 gennaio alle ore 11, i rappresentanti della CGIL e dell’Amministrazione comunale di Castelnuovo di Farfa depositeranno una corona di fiori per celebrare il Giorno della Memoria, perché un paese che non è custode della propria storia non può avere futuro ed è con questa consapevolezza che sarà reso un omaggio commosso a tutte le vittime.
Furono oltre trentamila gli italiani, ebrei e politici, deportati dalla follia, violenta e priva di qualsiasi giustificazione, del nazifascismo, e non dobbiamo dimenticare i quarantamila militari italiani internati che dissero no al reclutamento nelle fila della Repubblica Sociale e morirono nei lager nazisti. Donne, uomini e bambini privati della loro dignità, della loro essenza stessa di persone, ridotte a numeri marchiati sulla pelle, perché di religione ebraica, perché disabili, perché omosessuali, perché oppositori politici, perché di radici etniche diverse da quelle della maggioranza della popolazione.
L’iniziativa della Cgil e del Comune di Castelnuovo diFarfa, presso l’ex campo di concentramento, è nata con lo scopo di dare spazio alla rievocazione dello sterminio di massa che fu la seconda guerra mondiale, per fissare nelle nostre menti che la diversità non è un male, ma un valore da apprezzare, coltivare, capire. Finché il diverso sarà considerato pericoloso, cattivo e fastidioso, sarà aperta la strada perversa del razzismo, della non comprensione, dell’esclusione. Privare qualcuno della propria identità significa togliergli la libertà di essere se stesso, di esprimersi, di realizzarsi come persona. Significa privarlo della sua libertà, ieri come oggi.
Così vengono commemorati, nell’anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, coloro che si opposero al nazismo a rischio della loro stessa vita, e quanti furono calpestati, violati, offesi e umiliati da quella folle ideologia di morte.
Tutto questo non dovrà accadere mai più e per questo ogni anno, il 27 gennaio, celebriamo il Giorno della Memoria, come data simbolica per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Il Giorno della Memoria rievoca quanto accaduto settantaquattro anni fa con la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e della fine della Shoah. Infatti il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista.
Le truppe liberatrici, entrando nei campi di concentramento e annientamento, scoprivano e svelavano al mondo intero il più atroce orrore della storia dell’umanità: la Shoah, ovvero lo sterminio del popolo ebraico. Dalla fine dal 1939 al 1945 in Europa furono deportati e uccisi circa sei milioni di ebrei. In tutta Italia e in molti altri paesi il 27 gennaio vengono organizzati incontri, cerimonie, iniziative e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Il senso del Giorno della Memoria è soprattutto quello di trasmettere alle giovani generazioni la necessità di non dimenticare una delle pagine più oscure della storia dell’umanità.
Per non dimenticare, anzi per rinnovare, la memoria dell’Olocausto: è questo il principale obiettivo degli organizzatori che invitano ogni anno i cittadini, e in particolare le scuole, a partecipare alle celebrazioni che hanno luogo il 27 gennaio e il 25 aprile al Campo di Farfa e al Monte Tancia, dove vengono deposte corone e vengono commemorati i perseguitati che furono reclusi nel campo di concentramento fascista da giugno a settembre del 1943 e i partigiani e i civili che caddero negli scontri della primavera 1944. Perché non c’è futuro senza Memoria.
Giuseppe Manzo