PUBBLICITA’ E INFORMAZIONE, LE NOSTRE SCELTE, LA NOSTRA VERITA’

Cosa pubblichiamo su questo giornale on line? E’ una domanda forse banale e dalla risposta scontata, ma che pretende un chiarimento dopo alcune osservazioni che, in maniera pacata, sono state fatte nell’ambito della discussione legata ai costi del concerto di Malika Ayane. L’assessore Di Paolo ha detto che, negli ultimi tempi, molti suoi comunicati e molte sue dichiarazioni sono state ignorate o pubblicate in maniera ridotta. Per spiegare ciò, si fa riferimento al fatto che le nostre scelte deriverebbero dal mancato investimento pubblicitario del suo assessorato sui nostri mezzi.

Incassiamo l’accusa, non ci offendiamo, ma crediamo di aver diritto a dare una spiegazione. Rietinvetrina.it è nato 4 anni fa, dopo il fallimento della Nuova Sebastiani. Nonostante i dubbi e le perplessità legate alla mancanza di un volano per l’informazione locale, com’è il basket Rieti, decidemmo di andare avanti lo stesso nell’avventura. Lo facemmo con un’idea chiara: recepire ogni segnalazione, valutarla e poi pubblicare ciò che ritenevamo interessante per i nostri lettori. Nei primi mesi contavamo poche centinaia di lettori, ma non ci siamo fermati. Coerenti con le nostre scelte, siamo andati avanti e abbiamo visto gli accessi salire, tanto che oggi contiamo diverse migliaia di accessi unici al giorno con punte vicine ai diecimila accessi in occasione di eventi straordinari. Un segnale che, questo sito, è diventato un riferimento per i cittadini di Rieti o per chi cerca notizie su Rieti. Come abbiamo fatto? Dando al nostro pubblico un’informazione completa e ragionata.

Ogni giorno riceviamo decine di comunicati e segnalazioni. Potremmo pubblicarli tutti con un semplice “copia e incolla”. Ma non lo facciamo. Prima di tutto per rispetto dei nostri lettori e poi per rispetto di noi stessi. E qui torniamo alle accuse che ci sono state fatte. Noi non scegliamo scientemente chi censurare e chi pubblicare. Né, tantomeno, lo facciamo sulla base di chi paga la pubblicità. Siamo un mezzo commerciale e, per vivere, ci basiamo sugli introiti pubblicitari. Lo fa la quasi totalità dei media italiani. Credere che valga la formula “io pago, tu pubblichi” è da miopi. Se così fosse, il CEO di Vodafone, Wind, Fiat o Mercedes, ovvero colui che è a capo di aziende che investono milioni di euro in pubblicità, sarebbe tutti i giorni sulle prima pagine dei giornali. Eppure non è così.

Per quanto ci riguarda, possiamo avere un occhio di riguardo per chi, oltre ad inviarci un comunicato stampa, sceglie i nostri mezzi per la sua pubblicità. Ma allo stesso modo, scartiamo comunicati stampa che ci arrivano da nostri investitori pubblicitari perché non li riteniamo interessanti o perché non costituiscono una notizia. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo. Sia con Rietinvetrina.it, sia con Radiomondo.

Non è un caso, forse, che proprio in questi giorni Radiomondo ha compiuto 33 anni, diventando la più vecchia radio della città e l’unica radio commerciale che trasmette sul nostro territorio. Se siamo stati i soli a resistere attraversando indenni 3 decenni nei quali abbiamo visto succedere tutto in questa città, un motivo ci sarà. Abbiamo acceso i microfoni il 10 maggio del 1980 e qualcuno crede che saremmo stati in grado di sopravvivere solo grazie a “marchette” fatte al potente o all’investitore di turno? Non sappiamo a cosa si riferisse l’assessore Di Paolo quando, in un suo post su facebook, scrive: “Cominceremo prima o poi a spiegare i meccanismi che regolano i rifiuti dell’acquisto degli spazi pubblicitari in relazione al trattamento mediatico cui si viene fatti oggetto”. Ci piacerebbe partecipare a quella spiegazione, magari potrebbe arrivare proprio dai nostri microfoni. Quegli stessi microfoni che hanno ospitato Diego Di Paolo, il sindaco Simone Petrangeli e tanti altri assessori comunali ai quali abbiamo dato spazio e voce. Nonostante non abbiano mai investito in termini pubblicitari (a meno che non si trattasse di spazi a pagamento, ma è un discorso diverso e regolato dalla legge). Così è stato e così sempre sarà.
Con buona pace di chi ci accusa apertamente o velatamente.