Presentato alla biblioteca Paroniana il nuovo libro di Antonio Cipolloni

La presentazione de “La giornata del 9 settembre 1943, primo evento della resistenza in Italia”, nuovo libro di Antonio Cipolloni sulla guerra civile in Sabina, combattuta tra popolo e nazifascisti, ha avuto, come primo successo, la partecipazione di un pubblico attento, numerosissimo ed amico, che ha affollato ieri pomeriggio il Salone della Biblioteca Parroniana, per ascoltare le relazioni dei prestigiosi personaggi annunciati, che hanno illustrato e considerato le qualità e le virtù del nuovo saggio del ricercatore reatino.
La serata si è svolta per il coordinamento della capace e signorile conduzione della professoressa Sofia Boesch. ​Il pensiero della comunità della parrocchia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola, dove i fatti narrati da Cipolloni si svolsero 71 anni fa, è stata portata da don Dino Mulassano, nuovo parroco.
Daniele Mitolo, consigliere regionale, è intervenuto in apertura per il suo saluto personale e quello della Regione Lazio. In precedenza il sindaco di Rieti Simone Petrangeli ha voluto sottolineare il valore del nuovo libro di Cipolloni ed insieme all’autore ha annunciato che in occasione del ’70esimo anniversario della liberazione di Rieti, il comune organizzerà una serie di manifestazioni per richiamare l’attenzione, soprattutto quella della Scuola cittadina e provinciale, sulla necessità che la Resistenza non sia trascurata come materia di studio, e per ricordare che dalla lotta contro il fascismo ed il nazismo, attraverso una guerra disastrosa e la stessa guerra civile, disseminatrice di odi, morte e distruzione, è nata la nostra Costituzione, oggi a rischio di essere malamente modificata anche nei principi fondanti del nostro stare insieme.
​Di Cipolloni sono fraterno amico fin dalla fanciullezza per aver vissuto gli anni della nostra formazione nella parrocchia di san Francesco sotto le paterne cure e la guida di don Lino de Sanctis, anche lui prete della Resistenza (fu don Lino ad accogliere le salme dei tre fratelli Sebastiani, trucidati dai nazisti e a celebrare le loro esequie nella chiesa parrocchiale del nostro popolare e povero rione); per aver partecipato anch’io al gruppo di quei “monelli di guerra”, correndo, noi ignari dei pericoli, gravissimi rischi, raccontati poi con brillantezza nel primo libro di Cipolloni; per aver militato nei nostri anni giovanili nella Giac di Carlo Carretto e in ruoli diversi per aver lavorato all’affermazione ampia e diffusa del Messaggero di Rieti ed infine essere stati discepoli di Franco Maria Malfatti nella nostra lunga milizia nella Democrazia cristiana, nutrendoci anche noi delle idee e dei valori promossi da Giuseppe Dossetti e applicati da Franco Maria nel suo progetto di sviluppo della Sabina negli anni ’70, ’80, crescita allora risultata evidente, notevole e generalizzata durata fino all’anno della sua morte nel 1991 e poi, purtroppo, interrottasi.
​Dopo questa vita giovane e adulta, piena di avvenimenti e di interessanti esperienze civiche, civili, politiche ed esistenziali, dipanatasi in una piccola città come la nostra, Antonio Cipolloni decise, una quindicina d’anni fa, di dedicarsi completamente alla ricerca storica, scegliendosi un campo da raccontare ricco di personaggi e di drammatici avvenimenti e da portare alla luce in modo semplice, ma puntuale e preciso sotto il profilo scientifico-storiografico apportando un ampio contributo di conoscenze documentali che ormai tutti gli riconoscono, anche i più ostili.
Egli lo ha detto in chiusura dell’incontro, perché tante storie non rimanessero più nascoste, e fossero consegnate alla pubblica memoria, come egli ha fatto anche questa volta, rimembranze molte anche se piccole, se animate da uomini delle periferie e delle montagne sabine, altre volte di protagonisti più ricchi di cultura e di classe, di sentimenti e di significati, come quelle di don Pietro Occelli.
​Gli episodi della narrazione di Tonino, sono quelli che hanno avuto per attori don Pietro, che era il parroco di Gesù Buon Pastore alla Montagnola di Roma e che assieme ai suoi Paolini salvò, su ordine di Pio XII nascondendoli in parrocchie e conventi all’Ostiense, 23 ebrei e quello di Suor Teresina D’Angelo, di Amatrice, il cui gesto di ribellione contro una SS che intendeva rapinare la salma di un granatiere di una catenina d’oro, la portò a scagliarsi con violenza contro quell’uomo e contro quel barbaro gesto, fino a colpirlo alla fronte con un crocefisso e distoglierlo, a rischio della vita, dal compiere quell’azione sacrilega contro il rispetto sacro della morte. E a dire che gli uomini di quel reparto nazista avevano un cinturone sulla cui fibbia era scritto con in evidenza un anacronistico motto “Gott mit uns”! – Dio è con noi – come fa rilevare Giorgio Bocca ne Il Provinciale, Mondadori editore, libro che per gran parte racconta la guerra civile in Piemonte.
​Le storia della Resistenza in Sabina, immagino anche sulla scorta dell’esempio e della passione che animò Pietro Pileri, il nostro comune maestro in giornalismo, che redasse e poi radunò in volume, un’inchiesta giornalistica nota come “Sabina Anno Zero”, pubblicata con successo di vendite sul Messaggero, è divenuta per Tonino una materia di intense ricerche, di soggetti, episodi e documentazioni fino a fargli acquisire con tale appassionato lavoro, una specializzazione assai vasta di quella materia resistenziale ricca di eventi anche qui in Sabina, non dimenticando che per la ribellione al tedesco invasore e per le operazioni che i cittadini opposero ai nazisti, la Provincia di Rieti è stata insignita, negli anni scorsi, della medaglia d’argento al merito civile da parte del presidente Ciampi. Rivelando la sensibilità dell’autore, il testo del decreto figura riprodotto, nelle primmissine pagine del penultimo libro di Tonino, dal titolo “La guerra in Sabina dall’8 settenbre 1943 al 12 giugno 1944”, risultato preziosissimo strumento di documentazione storica e cronistica altrimenti a rischio di smarrimento e distruzione reperita da Tonino in tutti gli archivi comunali della Sabina.
​Il vescovo mons. Lorenzo Chiarinelli è stato il relatore ufficiale, in assenza dell’on. Bartolo Ciccardini, costretto a restare a Roma causa una fastidiosa influenza. Mons. Chiarinelli conosce bene Cipolloni e quindi è stato in grado di presentare il suo libro al meglio, soffermandosi a metterne in risalto l’intelligenza dell’aver colto il valore dell’azione di quei sacerdoti dei Paolini, cui don Pietro apparteneva, e di Suor Teresina; la preziosità esemplare dell’istintiva reazione popolare all’ingiustizia, al terrore e alla barbarie; l’opposizione a tutti gli arbitri; l’azione connotata di generosità e di solidarietà da parte di chi, nella battaglia dei granatieri in difesa di Roma, prima pietra della lunga strada compiuta dal popolo italiano per liberarsi dall’oppressore, si pose coraggiosamente a fianco di coloro, che di lì a poco, sarebbero stati annientati.
​Ancora una volta mons. Chiarinelli ha mostrato le elevate capacità di analisi psicologica compiute sui protagonisti dei fatti della Montagnola, assieme al carisma di maestro posseduto, funzione esercitata dallo stesso vescovo sulle situazioni riguardanti l’azione svolta dalla Chiesa e dai suoi parroci durante la Resistenza. Attraverso il libro di Tonino, e di quel che ha detto di profondo e di esemplare e di magistrale, don Lorenzo ha confermato l’impressione, oramai di molti, che egli vuole donare ai suoi concittadini, negli ultimi anni della sua vita, i tesori della propria ampia cultura ecclesiale e non solo, e far loro il regalo delle sue preziosità umane e valoriali, innanzitutto diffondendo l’amore di Gesù e della Chiesa per tutti gli uomini.
​In particolare ieri sera, è stato bene accolto il legame, che attraverso l’amore di Cristo, il vescovo Chiarinelli ha stretto tra Suor Teresina e il suo gesto a difesa della dignità di un cadavere, con la dignità che si è voluta riservare giustamente a Suor Roxana e al suo bimbo, nato alcuni giorni fa all’Ospedale De Lellis, sentimenti dimostrati da tutta la popolazione reatina, e di cui – ha detto mons. Chiarinelli – ha scritto anche il Thimes, meravigliandosi non poco. Una umanità da salvaguardare, dunque, come quella di cui si fece autore don Pietro sullo slancio della parola di Cristo, la dignità di tutte le sue creature, la difficile accoglienza dell’amore al nemico. Anche di quelli che così a lungo ci hanno vessato e terrorizzato, come i nazisti nella secondaguerra e di cui ha raccontato ancora una volta Tonino. E con gli eredi dei quali oggi spartiamo la cittadinanza europea di cui, ad ogni costo, non bisogna privarsi anche per evitare altre guerre e per non disperdere il patrimonio lasciatoci da Adenauer, de Gasperi e Schuman.
​L’on. Bartolo Ciccardini, un amico di Rieti, che venne più volte in Sabina all’inizio del percorso politico di Franco Maria Malfatti, non ha mancato di far conoscere il proprio pensiero sul libro di Cipolloni, tramite una lettera all’autore. Dopo l’apprezzamento e le congratulazioni per il lavoro, Ciccardini ha tenuto a far sapere che “tre concetti mi sono stati ispirati dalla tua opera”.
Il primo è che, man mano che conosciamo meglio la Resistenza essa è risultata fatta “non solo di azioni armate, ma anche di comportamenti civili, di atti coraggiosi di civili, di persone che esercitavano un’azione costruttiva contro l’imbarbarimento, volta a salvare il nostro vivere civile. Questa resistenza civile merita di essere riconosciuta assieme agli episodi valorosi della Resistenza armata e della Resistenza di coloro che accettarono l’internamento per rifiutare l’adesione al collaborazionismo con i tedeschi”.
​”Il secondo concetto che s’impone nella tua ricostruzione è l’importanza dei sacerdoti nella Resistenza. La loro partecipazione non è ideologica, non è partitica. Ma è una ferma posizione di difesa delle popolazioni, che fa sì che essi siano riconosciuti in ogni occasione come capi naturali dell’opposione civile alle barbarie. I tedeschi individuarono subito questa responsabilità ed il numero dei sacerdoti uccisi ne è la testimonianza”. (Al riguardo basterà leggere L. Gherardi, Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno. 1898/1944, EDB, Bologna 1986 per saperedeil sacrificio dei preti di Marzabotto).
​”Il terzo carattere che emerge dal tuo lavoro – ha scritto ancora Ciccardini – è l’esistenza di una zona franca che aveva i suoi problemi, le sue vicende dolorose, ma anche il suo eroismo quotidiano…dove la Società italaina, che non aveva più uno Stato in cui riconoscersi, si autogestiva”.