Le dure parole del Vescovo Pompili: la ricostruzione non sia querelle politica

“Non ti abbandoneremo uomo dell’Appennino, l’ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra. Dell’alba ancor ti stupirai”
Fin da subito, ma ancor di più oggi a mente fredda, si ascolta e percepisce la forza delle parole del Vescovo di Rieti Monsignor Domenico Pompili durante l’omelia che ha accompagnato le vittime del terremoto di Amatrice-Accumoli nel loro ultimo viaggio.
Poche parole, dette con un tono fermo e chiaro, limpido, affinchè venissero ben recepite da tutti, soprattutto dai diretti interessati. Parole che non lasciano spazio a commenti o divagazioni di alcuna sorta, parole che rimangono ben impresse.
“Che la ricostruzione non sia querelle politica o forma di sciacallaggio”
E quante volte, al termine di tragedie come quella che ha inginocchiato Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto, per strada, al bar, tra amici, si è parlato della necessità di onesta da parte di chi governa, di lasciare da parte i colori politici e le proprie idee per il bene di tutti… e questo monito lo ha voluto lanciare anche il nostro Vescovo Pompili, amato dalla comunità e presente nella stessa fin dal suo insediamento. Quando afferma che la ricostruzione non deve essere preda della querelle politica ha fatto capire chiaramente che tutti in Parlamento e non solo dovranno remare dalla stessa parte, per il bene delle popolazioni terremotate, le quali hanno bisogno di aiuti concreti, veloci, reali, hanno bisogno di serietà.
“Uccidono le opere dell’uomo non i terremoti”
Un altro passaggio fondamentale dell’omelia di Monsignor Domenico. Qui il Vescovo fa richiamo all’importanza e alla potenza della natura, creatrice di vita. “Qui, ad Amatrice, il terremoto è stato a creare queste terre, a creare la vita, probabilmente senza i grandi sismi noi non saremmo neanche nati. Ad uccidere sono le opere dell’uomo e non i terremoti.” E’ l’uomo che ha in sè le capacità decisionali, che ha in sè la possibilità di istruirsi e il buon senso per utilizzare al meglio le risorse che ha, anche se pare che molto spesso, troppo, se lo dimentichi.
E ancora:
“Non dobbiamo domandarci dov’è Dio, dopo una tragedia, ma ce lo dobbiamo domandare prima e comunque sempre.”
“Non accontentiamoci di risposte patetiche al limite dell superstizione, come quando si invoca il destino, la fortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze”
“Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta.”
Oggi come ieri, come L’Aquila nel 2009, come Foligno nel 1997, come l’Irpinia nel 1980 o come il Friuli nel 1976, gli insegnamenti che ci dà la natura devono essere ascoltati. La natura ci ha dato la vita e noi, piccoli esseri, non potremmo mai metterci contro di lei, perché vincerà sempre. Dovremmo capirlo, dovrebbe capirlo chi governa, senza parlare tanto nelle prime settimane post-tragedia per poi dimenticarsi di chi non ha più nulla, né una casa, né una famiglia, un affetto e forse se continuiamo cosi neanche un futuro. Teniamo sempre ben presente che non tutti siamo innocenti, c’è anche chi agisce non correttamente con sè stesso e con gli altri.
Leggi l’omelia di Monsignor Pompili (ENTRA)