LA RESISTENZA DEI DOCENTI DEI LICEI CLASSICO E ARTISTICO

Scuola reatina157 milioni di euro richiesti alla scuola pubblica, di cui 47,5 milioni dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Loro dicono – e noi mettiamo tra virgolette – “senza pregiudicare l’offerta”.

La scuola italiana, compresa l’Università e la Ricerca, ha già pagato un prezzo altissimo con la Legge Gelmini. Oggi le attività sono portate avanti dai docenti con uno spirito di abnegazione per non lasciare la scuola pubblica alla deriva, per non lasciare soli i nostri giovani nel progetto del loro difficile futuro: molte iniziative sono state tagliate, alcune sono al collasso, sono ridotti gli insegnanti di sostegno, accorpati gli istituti e le segreterie, ridotte o azzerate le visite guidate che sono un elemento formativo importantissimo per i nostri licei, sempre più critica la manutenzione dell’edilizia scolastica e della strumentazione didattica.

Pur avendo dato un contributo molto consistente in termini di tagli orizzontali, la scuola pubblica sarà costretta a subire ulteriori sacrifici: lo pagheranno i nostri figli che avranno una formazione manchevole sia sul piano delle conoscenze che su quello delle competenze, poiché ci saranno sempre meno fondi, meno progetti sperimentali, meno attività di laboratorio, più legami con le politiche regionali. La scuola pubblica, se non verrà modificato il testo n. 953 (ex Aprea) approvato dalla 7° Commissione della Camera, sarà gestita con gli stessi criteri di un consiglio di amministrazione aziendale, e la democrazia che guidava le scelte sovrane del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto verrà notevolmente sminuita con l’ingresso di soggetti esterni e fondazioni private. Questi esterni vorranno certamente qualcosa in cambio; tutta la vita della scuola sarà guidata da una ennesima, nuova governance.

Per es. i criteri della qualità della scuola saranno affidati ad esterni che fisseranno i parametri della valutazione della stessa, senza tener conto di ciascuna specificità. I docenti dell’ “IIS Varrone” si sono mobilitati e hanno scelto di impegnarsi utilizzando varie forme di protesta per far sentire la loro voce fuori dalla scuola: lo spettacolo Le baccanti andato in scena presso il Teatro F. Vespasiano e le visite guidate fatte dagli studenti alla Galleria d’Arte presso le Officine Varrone per es., che sono solo alcune delle diverse attività messe in atto all’inizio di questo anno scolastico, dimostrano in modo concreto la traduzione in termini di formazione di questo impegno, missione e sacrificio, dentro e per la scuola pubblica. In quest’ottica lo studente è stato messo sempre al centro.

Non si può chiedere ancora ai genitori di mettere ulteriormente mano al portafoglio per sopperire alle carenze di una scuola pubblica così indifesa e bastonata, e a nostro vedere drammaticamente poco riconosciuta. Vogliamo chiudere questo comunicato dei professori rilanciando il profetico giudizio di Italo Calvino. “Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perchè le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”.