IL NUCLEO INDUSTRIALE CONTINUA A PERDERE PEZZI

Guardia di Finanza di Rieti

Il sistematico smottamento, in atto da anni, del sistema industriale reatino assume sempre più le dimensioni di una frana inarrestabile e devastante. Il Nucleo continua a perdere, inesorabilmente, anche gli ultimi pezzi. È di questi giorni la notizia che anche l’Azienda Schneider ha deciso di levare le tende comunicando ai sindacati che l’impianto produttivo di Rieti sarà definitivamente chiuso. Una notizia che ha gettato nello sconforto i 180 dipendenti che vi operano e che ha tolto la serenità alle loro famiglie.

Evidentemente non ci si può esimere dall’esprimere la solidarietà più totale verso quei lavoratori sui quali incombe seriamente la minaccia di perdere definitivamente il lavoro in una fase nella quale, non è facile trovare presto un qualche impiego alternativo, stante la grave crisi economica e sociale nella quale si dibatte l’Italia e in una realtà territoriale in disarmo quale quella reatina ma, insieme alla solidarietà, non possiamo far mancare loro l’appoggio incondizionato alle iniziative che intenderanno promuovere, insieme ai loro sindacati, per tentare di far revocare dall’azienda una decisione tanto insopportabile. Insopportabile per i lavoratori ma lo è altrettanto per l’economia di una intera città ed una provincia, peraltro prossima alla soppressione, già da tempo boccheggianti ed alle prese con una grave asfissia economica.

Siamo di fronte all’ennesima dismissione da incasellare nel contesto di un mercato globalizzato che obbedisce agli impulsi di una finanziarizzazione drogata ed alle voracità di una imprenditoria sempre alla ricerca di incentivi pubblici e di manodopera a basso costo ovunque e comunque. Un imprenditoria d’assalto e cinica che non si fa scrupolo di ignorare il destino di tanti uomini e donne che hanno contribuito per anni, con il loro lavoro, ad ingrassare i loro capitali.

Di fronte alle sistematiche dismissioni che stanno disarticolando il sistema industriale dei paesi occidentali, provocando tensioni sociali tali da far correre rischi di tenuta agli stessi assetti democratici in essi esistenti, i governi non possono continuare ad osservare ogni volta il compiersi del medesimo rituale: i picchetti, le occupazioni, i cortei, gli incontri con i rappresentanti del governo, le trattative sfiancanti e inconcludenti, per registrare alla fine il compiersi della dismissione.

Siamo chiaramente di fronte ad uno snodo d’ordine planetario rispetto al quale i governi, forti del consenso dei popoli che li hanno insediati, dovrebbero avvertire la necessità di cooperare per fissare i paletti entro i quali dovrà contenersi l’evoluzione del  mercato globalizzato. Riappropriarsi sostanzialmente di quel potere del quale oggi si sono appropriate le grandi corporation internazionali e i centri di controllo del sistema finanziario mondiali. Qui si aprirebbe il tema della riforma delle istituzioni internazionali a cominciare dall’ONU ma su ciò non intendo andare oltre l’enunciazione.

Regole dunque ma che nascano con il presupposto che oggi è necessario rimettere nel giusto ordine le gerarchie dei valori. Regole che ristabiliscono la supremazia dell’uomo sul business. L’uomo, con i suoi bisogni primari l’aria e l’acqua incontaminate, un tetto, il lavoro, il sapere, in un mando nel quale prima di ogni altra cosa deve essere salvaguardato l’equilibrio dell’ecosistema per lasciarlo in condizioni tali da garantire l’esistenza dell’umanità anche nel futuro.

È evidente che la pur triste vicenda Schneider non smuoverà d’un millimetro una problematica di dimensioni planetarie ma, riflettendo sulle dimensioni alle quali essa si connette, ci rendiamo conto che la soluzione sta nel piegare in altra direzione le scelte dell’Italia  e far si che la sua iniziativa internazionale modifichi le scelte e gli assetti del mondo. Noi però, non possiamo solo aspettare la soluzione dei problemi del mondo urge qualcosa di più ravvicinato. Cosa possiamo fare subito nella nostra concreta realtà? Ce lo abbiamo un progetto? Ci stiamo lavorando? Quali sono il percorso e le tappe per realizzarlo? si stanno facendo passi avanti o incontriamo difficoltà? Quali? Cosa fa il Comune, la Provincia, il Nucleo Industriale. Se ci sono progetti veri e operativi fateli conoscere, possono rianimare la speranza, ce n’è tanto bisogno.